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"La storia che abbiamo voluto raccontare è quella di una migrazione diversa dove la messa in scena dello spettacolo teatrale diventa l’occasione per tratteggiare un pensiero in grado di indicare un percorso alternativo di migrazione, fatto di progettualità, sviluppo e opportunità. Moussa Ndiaye, ereditando il pensiero del padre, celebre attore senegalese negli anni 90’ con la compagnia teatrale di Ravenna, il Teatro delle Albe, ripercorre la filosofia paterna.

In un territorio dove la verde pianura romagnola diventa la savana e le biciclette strumenti “cavalcati” dai nostri protagonisti, il termine coniato da Ravenna Teatro, il “meticciato”, sta a significare qualcosa di più di una semplice sovrapposizione di culture e la narrazione, costruita tutta sull’azione, diventa immagine pura e corpo."

 

Maria Martinelli - regista di "DEM DIKK AFRICA - Africa andata e ritorno"

 

DEM DIKK AFRICA mostra un'esperienza di migrazione in cui l'elemeno del ritorno nella terra d'origine è centrale e parte fondante di una concezione del fenomeno migratorio ispirata dal pensiero e dal percorso di vita dell'artista Mandiaye N'Diaye. Nella profonda convinzione che il futuro del continente africano dipenda dagli stessi africani, Mandiaye è riuscito tramite il teatro ad attivare un reale scambio culturale fatto di trasmissione di conoscenze, saperi e arte nella sua forma più pura, che per natura supera ogni confine. Uno scambio che non solo congiunge realtà diverse, ma identifica nello scambio stesso il mezzo per un futuro migliore, da realizzare tramite partenze regolari che permettano ai giovani di andare, vedere, apprendere per poi tornare e improntare progetti in grado di incidere positivamente su un territorio sempre più a rischio di abbandono. È quello che ha fatto lo stesso Mandiaye nelle tante iniziative che lo hanno visto in prima linea, grazie a una solida rete associativa e al sostegno di enti e fondazioni, tra cui la costruzione di un teatro al centro del suo villaggio Diol Kadd.

 

Come racconta il figlio Moussa, uno dei protagonisti del documentario, Mandiaye ha da subito nutrito un profondo amore per le arti, considerate dalla famiglia, in base alle tradizioni locali, prerogativa dei griot, poeti e cantori incaricati di conservare la tradizione orale degli avi. L'incontro con Marco Martinelli e con la compagnia teatrale ravennate Teatro delle Albe cambiò la sua vita, portando alla luce il suo talento artistico innato e inaugurando un dialogo tra Italia e Senegal che oggi viene mandato avanti dal figlio. Nato in Italia, grazie a suo padre Moussa ha scoperto e imparato ad amare il Senegal, in cui ormai torna regolarmente. Tra l'istituzione di borse di studio e l'organizzazione di progetti di integrazione, Moussa segue la filosofia del padre per uno scambio che nasce dall'arte e genera nuova arte. Il documentario parte da quì, da questa premessa, mostrando il prosieguo del cammino di Mandiaye tramite i protagonisti di una nuova generazione. Andare e tornaredem dikk in wolof, vuol dire del resto proprio questo.

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